target 2

Nella jungla dei diktat della Troika ogni tanto sembra arrivare una nuova minaccia. Alcune sono vere, altre non lo sono. Sul Target 2 si è fatta abbastanza confusione e credo sia il caso di portare chiarezza.

Il Target 2 riguarda le compensazioni di pagamento tra banche centrali all’interno dell’Eurozona, e per capirne l’essenza non c’è modo migliore che un esempio semplice-semplice tra due imprenditori, uno italiano e l’altro francese.

Supponiamo che il Sig. Rossi, che ha un c/c presso Unicredit, debba regolare un acquisto di 100 euro da un fornitore francese, il Sig. Leblanc, che ha un c/c presso la BNP Paribas.

L’iter del pagamento è il seguente: quando il Sig. Rossi esegue il bonifico, Unicredit chiede a Banca d’Italia (Bankit) di accreditare il conto del Sig. Leblanc presso BNP Paribas. A questo punto, il conto di deposito di Unicredit presso Bankit si riduce di 100 euro, e per la stessa somma Bankit chiede alla Banca di Francia di accreditare di 100 euro il conto del Sig. Leblanc presso BNP Paribas.

Infatti, il rapporto che c’è tra banche commerciali e banche centrali è assimilabile a quello che abbiamo noi utenti rispetto ad una banca commerciale. Si tratta di conti correnti che vengono accreditati ed addebitati. Dunque, dopo l’esecuzione del bonifico, Unicredit avrà 100 euro di disponibilità in meno nel proprio conto presso Bankit dato che questi euro si sono tradotti in una maggiore disponibilità di BNP Paribas nel conto detenuto presso la Banca di Francia.

A questo punto dobbiamo ricordare che all’atto dell’accensione del prestito presso Bankit, Unicredit consegnò a Bankit dei titoli in garanzia per un valore di 100 euro, supponiamo di BTP. E’ così che le banche commerciali ottengono prestiti dall’Euro-sistema. Dunque, sarebbe logico attendersi che quando Bankit chiede a Banca di Francia di accreditare il conto di BNP Paribas per 100 euro, la stessa Bankit trasferisca alla Banca di Francia i titoli ricevuti in garanzia da Unicredit per pari importo.

Bene, questa compensazione tra le due banche centrali dei Paesi coinvolti NON avviene trasferendo i titoli. Invece di trasferire i BTP diminuendo l’attivo di bilancio, Bankit aumenta il proprio passivo scrivendo una posta che si chiama “Target 2”, la stessa posta che Banca di Francia si iscrive all’attivo, a ricordare che avrebbe dovuto ricevere BTP da parte di Bankit, ma ciò non è successo.

E’ questo l’aggregato “Target 2”, un sistema di addebito e accredito tra banche centrali dei Paesi dell’Eurozona che evita alle stesse di scambiarsi le garanzie collaterali quando effettuano bonifici tra Paesi dell’Eurozona. Per comodità possiamo immaginare che i saldi di Target 2 nel sistema Euro (a cambi fissi) hanno sostituito gli squilibri che si verificavano nelle riserve valutarie nel sistema pre-Euro (a cambi variabili).  Di per sé il meccanismo presenta numerosi pregi, peccato che è applicato all’Euro…

Torniamo all’esempio. In una situazione normale, questo iniziale squilibrio (debito/credito) rappresentato dalla posta Target 2 dovrebbe riassorbirsi dal momento che il Sig. Rossi ha ricevuto merci per 100 euro, le venderà ed incasserà diciamo non meno del prezzo d’acquisto, dunque tornerà in possesso di euro che verosimilmente depositerà presso Unicredit (o altra banca italiana) la quale potrà ricostituire lo sbilancio di deposito presso Bankit (ovviamente si tratta qui di una semplificazione estrema).

Quindi, se Target 2 rappresentasse soltanto il riflesso di operazioni commerciali tra Paesi dell’Eurozona il problema non si porrebbe e Target 2 sarebbe una posta marginale. Il problema vero di Target 2 riguarda le operazioni speculative, cioè i trasferimenti di denaro ordinati dalle banche italiane a vantaggio delle banche estere senza che vi sia alcuna operazione commerciale sottostante.

Queste operazioni sono state effettuate soprattutto nel periodo 2010-2015, durante le crisi a catena dei PIGS. Cosa è successo? Le banche italiane si sono indebitate presso Bankit ed hanno acquistato titoli tedeschi o francesi e questo ha fatto gonfiare Target 2, cioè il debito di Banca d’Italia verso l’Eurosistema dal momento che, seguendo lo stesso meccanismo suddetto, la Banca d’Italia non ha trasferito alle banche centrali degli altri Paesi dell’Eurozona i BTP che ha nell’attivo in garanzia ma ha fatto crescere la posta Target 2 nel passivo di bilancio.

Quale è stato il ragionamento speculativo delle banche italiane? Hanno detto: se l’Italia esce dall’Euro, meglio comprare titoli governativi tedeschi (Bund) ed indebitarsi verso Bankit in neo-lire. In questo modo, nello scenario post-Euro si ritroverebbero con un debito verso Bankit ridenominato in una valuta domestica svalutata, mentre avrebbero attività finanziarie denominate in Euro e di valore stabile. La differenza tra un debito svalutato ed un credito forte rappresenterebbe un guadagno netto per le banche commerciali.

Quando dico che la Finanza si muove in anticipo ed è sempre pronta a qualsiasi scenario intendo esattamente questo!

Per il meccanismo di addebito e accredito della posta Target 2 nei bilanci delle due banche centrali coinvolte, ciò ha portato ad una situazione in cui in Italia ci sia meno liquidità in circolazione (perché trasferita ad esempio in Germania) rispetto agli asset finanziari (ad esempio i BTP rimasti nell’attivo di Bankit) ed in Germania ci sia più liquidità rispetto ai titoli della Bundesbank, che in compenso si è iscritta nell’attivo una voce di credito che è appunto il Target 2.

Questo sbilancio è molto accentuato nel caso Italia-Germania a causa dell’effetto doppio della bilancia commerciale (che è stata favorevole alla Germania per diversi anni) e delle operazioni speculative di acquisto di titoli tedeschi da parte di banche italiane.  Tanto è vero che a fine 2016 Bankit aveva più titoli che moneta, circa 337 miliardi di euro di titoli contro 253 miliardi di euro di moneta, mentre all’opposto Bundesbank aveva più moneta che titoli, circa 800 miliardi di moneta contro circa 357 miliardi di titoli.

Fino a quando tutti restano nell’Euro, il Target due è una partita di giro e non vi è da preoccuparsene più di tanto, fatto salvo prendere atto che le banche italiane stanno speculando sulla possibilità che l’Italia esca dall’Euro!

Se l’Italia uscisse unilateralmente dall’Euro, la situazione sarebbe maledettamente complessa. Di sicuro c’è che le banche commerciali italiane guadagnerebbero sulla posizione speculativa rappresentata da attività finanziarie “forti” (tedesche, francesi etc) contro debiti in neo-lira il cui valore rifletterebbe la svalutazione attesa nella nuova valuta domestica.

Per inciso, a livello nominale la perdita sarebbe in capo a Bankit, e sarebbe pari alla differenza tra il debito Target 2 dovuto in Euro nei confronti dell’Euro-sistema ed il credito svalutato in neo-lire da incassare dalle banche commerciali italiane.

In condizioni normali, le perdite derivanti dalla politica monetaria dell’Euro-sistema sono ripartite pro-quota rispetto alla partecipazione nella BCE. Quindi, Bankit coprirebbe il 18% della perdita ed il resto sarebbe ripartito tra le altre banche centrali.

Tale regola subisce però varie eccezioni, sia tecniche che politiche. Quelle tecniche riguardano situazioni particolari, come ad esempio il caso in cui Bankit avesse accettato titoli in garanzia in deroga rispetto alle direttive BCE; dunque in tal caso la perdita non sarebbe condivisibile. Ma l’eccezione maggiore è di natura politica, dovuta ad una fuoriuscita unilaterale di un Paese, evenienza che sembra lasciare spazio ad una prova muscolare più che a chiare regole di diritto.

Ecco perché continuo a ripetere che l’uscita tout-court dall’Euro è un progetto difficilmente realizzabile a breve, ed a certe condizioni anche molto costoso se gestito in modo sbagliato.

Chiosando sul rischio Target 2, di una cosa sono certo: la quota parte dell’attuale sbilancio di circa 360 miliardi di Target 2 deriva soprattutto da operazioni speculative (e non da saldi commerciali) . Quindi: CHE LO PAGHINO LE BANCHE CHE LO HANNO CAUSATO.

Alberto Micalizzi