Il neoliberismo imperversa ovunque gli individui abbiano smarrito le proprie radici e la propria identità per diventare massa incosciente, esseri remissivi nei quali attecchisce l’inganno e affiorano istinti di sopravvivenza e vizi deteriori dettati dal senso di precarietà che i poteri forti infondono ad arte nella popolazione per inibirne la volontà.

Questi individui non possono riappropriarsi di alcuna sovranità, né su se stessi né sulla “polis”, dato che la sovranità discende da un popolo e da un territorio, con i quali si coniuga per formare una triade inscindibile che dal diritto romano si sostanzia nella comunità politica, che è anche una comunità di destino.

E’ all’interno di questa comunità di destino che ciascuno di noi sente di non essere da solo, avverte nitidamente la presenza delle anime belle che antepongono la dimensione dell’Essere a quella dell’avere, e che al suo fianco rinvigoriscono ogni giorno le proprie radici e si offrono in modo impersonale come strumenti di crescita collettiva.

Queste radici non sono una pura espressione geografica ma rappresentano anche vibrazione e nutrimento per il corpo, sono eros, identità, senso della misura e quindi volontà. E’ questa la patria degli uomini coscienti, la Patria dell’Essere.

Il “Patriota dell’Essere”, così mi piace chiamarlo, avverte un senso di appartenenza nuovo ed esterno alle regole del neoliberismo. Egli cessa di reagire alle provocazioni esterne, prende compiutamente atto della finzione dei mercati, abbandona le proprie angosce, cessa di essere anti-establishment per concepire un “nuovo establishment”, una dimensione inedita e compiuta, radicata in una coscienza collettiva, in un rinnovato senso di Patria, di radici, in relazioni sociali e strutture economiche diverse e non semplicisticamente antitetiche al paradigma esistente.

Solo così quest’uomo può effettivamente “agire” ed acquisire capacità di manovra e sovranità, come diremmo oggi.

Facciamo nostra anche questa sfida interiore.

Alberto Micalizzi