Le misure draconiane varate dal Governo italiano per il contenimento del Coronavirus non hanno precedenti nel nostro Paese e si giustificano solo alla luce di una potenziale catastrofe umanitaria.

Nulla di tutto ciò fu fatto durante la grave epidemia “Spagnola” del 1918, che interessò 500 milioni di persone in tutto il mondo causando da 50 a 100 milioni di decessi, di cui 600.000 in Italia. Neanche durante l’epidemia “Asiatica” ricordiamo misure di questa eccezionalità, una epidemia che si diffuse nel 1957-60, causando da 1 a 4 milioni di decessi, di cui 20.000 in Italia. Lo stesso possiamo dire per la più recente influenza “Hong Kong” del 1968, per la quale si stimano da 750.000 a 2 milioni di decessi nel mondo (fonti OMS), di cui circa 20.000 in Italia.

Di fronte a queste cifre, constatiamo che alla data di questo articolo in Italia si contano 200 decessi per Coronavirus, la cui età media è di circa 81 anni, persone che in larga parte erano già affette da diverse patologie oncologiche, respiratorie e legate al sistema immunitario. Notare che la classica influenza stagionale causa in Italia da 8.000 a 12.000 decessi all’anno, concentrati nei 5 mesi chiave autunno-invernali, con una media di 66 decessi al giorno… come dire che negli ultimi 3 giorni sono morte lo stesso numero di persone per influenza stagionale di quante ne sono morte per Coronavirus nelle 5 settimane di diffusione del virus.

Un Paese paralizzato

Eppure, ad oggi, il Paese è stato posto sotto paralisi, con intere zone militarizzate, prescrizioni governative che dall’oggi al domani hanno portato le aziende a sospendere la propria attività, i turisti a stare alla larga dal nostro nostro Paese cancellando prenotazioni per i prossimi 12-18 mesi, le nostre esportazioni ad essere pesantemente penalizzate agli occhi del mondo, ai quali l’Italia appare oggi come il secondo epicentro del virus dopo la Cina. Un danno economico già maturato e difficile da stimare che fonti attendibili collocano tra 50 e 100 miliardi di euro, e che getta il nostro Paese in una recessione strutturale – non più tecnica – che richiederà anni per essere riassorbita.

A tanto è arrivato il peggior Governo di sempre nato dalla sintesi ortogonale tra menzogna e incompetenza, come lo descrissi già lo scorso anno prima della sua ufficializzazione. Governatori regionali e membri dell’esecutivo nazionale che si sono presentati davanti alle telecamere con le mascherine ad accertarsi che il mondo fosse sufficientemente allarmato e tagliasse i ponti con il nostro Paese. Una spettacolarizzazione ed una personalizzazione della crisi senza precedenti, funzionale solo a riempire il vuoto pneumatico che caratterizza l’azione di Governo, tenuto insieme dall’obiettivo di decidere le nomine di 400 dirigenti pubblici e di eleggere il prossimo Presidente della Repubblica, oltre a portare a termine altre sporcacciate come quella del nuovo MES…

Tutti, Conte in primis, intenti a mostrare il proprio “senso di responsabilità” verso il Paese, facendo ben attenzione però a tacere l’evidenza certa che questa seppure contenuta diffusione virale sta mostrando, e cioè che anni di de-potenziamento della sanità pubblica – a beneficio dei privati – hanno reso il nostro Paese vulnerabile, così come lo siamo diventati nei trasporti, nelle banche, nelle telecomunicazioni ed in tutti quei settori strategici dai quali il nostro Governo si è ritirato in nome del neoliberismo, diversamente da quanto hanno fatto, ad esempio, Francia e Germania, i cui Governi sono saldamente proprietari dei settori vitali per l’economia e per la salute e la sicurezza pubblica.

Del resto, cosa ci si poteva aspettare da politici pavidi e privi di una qualsiasi visione del mondo? Che mentono ogni giorno ripetendo che il debito pubblico va rimborsato, che l’austerità ci farà crescere, che l’Italia potrebbe avere bisogno del MES e che gli immigrati pagheranno le pensioni agli italiani?

Il Bond Pandemico emesso dalla Banca Mondiale

Che il Coronavirus fosse un’evenienza assai probabile, e per la quale occorreva predisporre piani di emergenza, lo si sapeva almeno dal 2017. Infatti, il 28 Giugno 2017 la Banca Mondiale emise un’obbligazione pari a 500 milioni di dollari denominata “Pandemic Bond” (obbligazione pandemica), con lo scopo di usare i denari raccolti per aiutare i Paesi emergenti che nei successivi 5 anni fossero oggetto di crisi epidemiche e pandemiche rispetto a 5 patologie ben precise, tra le quali proprio il Coronavirus. Difatti, se l’OMS conclamerà la pandemia da Coronavirus, i denari raccolti da questa obbligazione verranno destinati ai Paesi emergenti bisognosi e gli obbligazionisti perderanno parte o tutti i propri denari.

La cosa interessante di questa obbligazione è che a causa dell’alto rischio in capo agli investitori la cedola pagata dal 6,50% all’11,10% sopra al tasso interbancario americano, il tutto in dollari! Si tratta quindi di un rendimento straordinariamente alto, tipico dei cosiddetti “bond spazzatura” per i quali il rischio di accadimento dell’evento (che nel caso del Pandemic bond è lo stato di pandemia) è altissima, con una probabilità che le principali agenzie di rating stimano superiore al 65%.

Servirebbero scelte coraggiose

Ma capisco che aspettarsi che Conte e Speranza conoscessero il Pandemic Bond e avessero un piano prestabilito per fronteggiare la crisi vuol dire chiedere troppo… è proprio questo il problema. Di fatti, alla spettacolarizzazione di cui ho detto sopra si aggiunge una buona dose di improvvisazione nell’azione di Governo, i cui esponenti sembrano inventare sul momento e barcamenarsi tra un ruolo e l’altro pur di non mettere a rischio i lauti stipendi che per molti di loro erano pura chimera fino a poco tempo fa. Ed ecco che a fronte di un danno economico potenziale di 100 miliardi di euro il Governo risponde varando una “manovra” da 7,5 miliardi, forse neanche tutta tramite iniezione di liquidità netta (cioè a deficit)  dato che si parla già di una tassa straordinaria per raccogliere questi soldi dalle tasche della stessa popolazione che si vorrebbe supportare. In realtà, servirebbero 200 miliardi su un triennio per rianimare il nostro sistema economico!

Non è il Coronavirus, non è il MES, non sono neanche i vincoli europei in sé a preoccupare seriamente ma una classe di dirigenti largamente al di sotto delle necessità di un Paese sistemico come l’Italia. Oggi, come mai, avremmo bisogno di statisti consapevoli del potenziale economico e sociale che potremmo esprimere e perciò capaci di scelte coraggiose, di varare una grande banca pubblica di investimenti per rilanciare i settori strategici del Paese, di ricollocare il debito pubblico sulle famiglie anche attraverso un Buono del Tesoro Straordinario il cui ricavato venga destinato al potenziamento delle strutture sanitarie pubbliche e di terapia intensiva, e di varare un grande piano di finanziamento delle PMI anche mediante l’immissione di una moneta domestica parallela all’Euro, approfittando così di questa crisi per proiettare nel mondo un’immagine vincente dell’Italia, non quella di un Paese di appestati.

E invece assistiamo al genuflettersi dei nostri politici agli interessi dei grandi gruppi economico-finanziari, portatori di quel paradigma ultra-liberista che proprio come un virus si è diffuso dentro e fuori ciascuno di noi, un virus che sta indebolendo il tessuto sociale ed economico del Paese e dal quale, diversamente da quelli clinici, non ci libereremo facilmente.

Alberto Micalizzi